“Un paziente, molto prima che diventi l’oggetto di un’indagine medica, è un semplice narratore di storie, un narratore di sofferenze – un viaggiatore che si è recato nel paese dei malati” (S. Spinsanti 2015)

Rita Charon, una dei primi medici che ha utilizzato questa metodologia, definisce la medicina narrativa:

«… un modo per dotare il medico, l’operatore sociale, o il fisioterapista della capacità di vedere, interpretare, immaginare , adottare la prospettiva dell’altra persona».

Il concetto di medicina basata sulla narrazione nacque in USA negli anni ’90, nell’ambito della Harvard Medical School a opera degli psichiatri e antropologi Byron Good e Arthur Kleinman. Loro furono tra i primi a sottolineare l’importanza delle storie come strumento di valutazione dell’efficacia della cura e di costruzione di una solida relazione terapeutica.

La metodologia narrativa è una metodologia d’intervento clinico-assistenziale basata su una specifica competenza comunicativa. La narrazione è lo strumento fondamentale per acquisire, comprendere e integrare i diversi punti di vista di quanti intervengono nella malattia e nel processo di cura. Il fine è la costruzione condivisa di un percorso di cura personalizzato. La narrazione del paziente, e di chi se ne prende cura, è un elemento imprescindibile della medicina contemporanea, che dovrebbe fondarsi sulla partecipazione attiva dei soggetti coinvolti nelle scelte. Le persone, attraverso le loro storie, diventano protagoniste del percorso di cura.

La proposta della medicina narrativa è di co-costruire la diagnosi, con il paziente, sulla base di una reciproca comprensione che consenta, al paziente di capire quanto sta avvenendo nel suo corpo e di connettere il suo vissuto biologico con la sua sfera psichica e relazionale, e al medico di riflettere su sé stesso, sul suo vissuto, sulla sua capacità empatica.

Quali sono gli obiettivi della medicina narrativa?

  • migliorare l’efficacia delle cure, considerando la narrazione come parte integrante del percorso di cura;
  • dare valore al vissuto di cura dei pazienti e degli operatori sanitari;
  • aiutare gli operatori sanitari a elaborare e alleggerire, per quanto possibile, lo stress emotivo che li accompagna nel difficile percorso di assistenza ai malati;
  • condividere la storia di cura di ciascuno al fine di accrescere le capacità comunicative e collaborative di tutti;
  • sviluppare nuove conoscenze di sé stessi per migliorare la relazione tra operatori e pazienti.